Violenze sulle donne. Il mio intervento in Senato sul caso di Alessandria e un commento sui dati della Polizia Municipale di Parma

Sono intervenuto in Aula al Senato sul caso dello stupro su una bambina di sette anni avvenuto ad Alessandria e caduto in prescrizione dopo un processo lungo 20 anni. Il processo di primo grado era durato 10 anni. Il violentatore, compagno della madre della minore, era stato condannato a 12 anni. Poi sono passati altri 9 anni prima che venisse fissato l’appello, così è scattata la prescrizione e l’orco è stato prosciolto.

Nella stessa giornata di ieri, a Parma il Nucleo antiviolenza e tutela dei minori della Polizia Municipale ha presentato il bilancio della propria attività 2016 da cui emerge una situazione allarmante: ben 390 i fascicoli aperti per maltrattamenti, abusi e inadempienze varie, con un aumento forte delle denunce per le violenze sulle donne, triplicate negli ultimi tre anni (da 12 a 34).

Sul caso di Alessandria, ho voluto esprimere, come primo sentimento, solidarietà umana alla vittima, oggi una donna di 27 anni ferita nell’anima e nella sua dignità di cittadina. Subito dopo subentra un sentimento di rabbia e vergogna insieme, perché non è pensabile che in Italia possano accadere fatti come questi. Che invece avvengono.
Credo sia in gioco la civiltà e la sensibilità del Paese stesso. Credo che tutti noi dobbiamo chiedere scusa a questa persona ponendoci la questione come quella di una società che non può e non deve permettere queste cose.

E’ assolutamente incomprensibile una giustizia che impiega dieci anni per un processo di primo grado e altri dieci anni per l’appello di fronte ad una violenza carnale su un minore. Non ci sono giustificazioni. Il ministro Orlando ha detto che avvierà un’azione disciplinare e tutte le verifiche del caso. Mi auguro davvero che si andrà in fondo alla questione.

Credo perciò che questo episodio ponga due questioni anche rispetto alla riforma del processo e del codice penale: primo che la prescrizione per reati così abominevoli debba essere rivista, (si veda il mio Atto Senato n. 2122 “Modifiche al Codice Penale e al Codice di Procedura Penale in Materia di Punizioni Corporali verso i Minori”) secondo, che le riforme dei codici servono a poco se non sono accompagnate dalla riforma del costume e non diventano patrimonio consapevole di tutti.
Quando si è di fronte ad una macchina della giustizia così cieca, il problema coinvolge avvocati, magistrati e lo Stato nel suo complesso. Ergo, piuttosto che disquisire sulle procedure, serve saper intervenire con estrema decisione sui meccanismi della giustizia.

Sul bilancio del Nucleo antiviolenza dei Vigili di Parma, leggo che le violenze sulle donne e i maltrattamenti e gli abusi sui minori e gli anziani sono diventati negli ultimi anni una grande questione sociale e una vera e propria priorità. La politica e le istituzioni da un lato, le forze dell’ordine e la magistratura dall’altro, sono chiamate a mettere in campo, anche a Parma, iniziative più incisive e concrete per prevenire e reprimere questa piaga aberrante. A cominciare dell’educazione nelle scuole, dal rilancio del senso civico e dalla maggiore vigilanza degli organi preposti.

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