De Gasperi, storia e futuro. Tra spirito, rettitudine e missione sociale

Si è tenuto oggi presso l’Accademia Nazionale dei Lincei il convegno «A 70 anni dalle elezioni del ’48. Riunire storia e futuro nei valori degasperiani: Europa, atlantismo, giustizia sociale».

Altrettanto in chiave storica, quanto presente e futura, condivido con Voi l’intervento del cardinale Gualtiero Bassetti sulla figura di Alcide De Gasperi, primo Presidente del Consiglio della Repubblica, uomo ed esempio politico, ben oltre i suoi colori e il suo tempo.

<<Al di là di ogni retorica, sono poche le occasioni in cui si riesce a coniugare «storia e futuro» in un unico evento. In questo convegno, invece, come avete ben sottolineato nel titolo, si fa giustamente riferimento a un passato e ad un futuro del Paese che possono essere riuniti simbolicamente nei «valori degasperiani». Alcide De Gasperi infatti non è stato soltanto un «politico di professione» che ha governato il Paese circa 70 anni fa, ma ha rappresentato una delle espressioni più alte di un popolo e di un gruppo dirigente – cristiano, democratico ed italiano – che ha ricostruito l’Italia dopo la catastrofe della Seconda guerra mondiale e ha tracciato la strada maestra per gli anni futuri, addirittura fino ai giorni nostri.

Per chi, come il sottoscritto, è cresciuto nella Firenze di La Pira e si è abbeverato dell’umanesimo fiorentino, formandosi in quell’eccezionale impasto di spiritualità e socialità di cui per decenni la città dei Medici è stata testimone nel mondo, parlare oggi di Alcide De Gasperi assume un significato molto importante. Penso, infatti, che le diverse sensibilità spirituali, culturali e politiche che hanno caratterizzato il mondo cattolico in questi 70 anni di storia repubblicana, necessitino di essere lette sotto una nuova luce e con un nuovo angolo visuale. […]

Ed in questa dinamica di approfondimento culturale e di riflessione pubblica, sono assolutamente convinto che la figura di De Gasperi occupi un posto rilevantissimo. Un posto di rilievo su cui è ancora opportuno riflettere. Non solo dal punto di vista storico – ambito nel quale è stato prodotto molto nell’ultimo decennio, anche per merito della Fondazione De Gasperi – ma soprattutto in un’ottica di piena consapevolezza pubblica della sua figura. Una figura che infatti si caratterizza per essere, ancora oggi, un modello esemplare di impegno sociale sia per il credente impegnato in politica, che per ogni persona di buona volontà che abbia veramente a cuore il bene comune del Paese.

La spiritualità
La dimensione spirituale rappresenta il punto di partenza, doveroso, per ogni riflessione sulla sua personalità. Come ha giustamente sottolineato Maria Romana De Gasperi, la spiritualità e la politica non furono due aspetti divergenti ma, all’opposto, «due angoli visuali diversi e complementari» che delineavano la sua complessa e ricchissima figura. La ricerca di Dio, l’anelito verso il trascendente, le domande ultime sul senso della vita, così come l’amore verso Francesca – testimoniato in moltissimi documenti – fanno parte di un’unica cornice umana, da cui non si può scindere la teoria e la prassi, l’assunzione di responsabilità verso il Paese e la faticosa esperienza di governo. Come infatti ha scritto l’ex direttore de L’Osservatore romano Giuseppe Dalla Torre nelle sue memorie, De Gasperi visse in una sorta di «doppia solitudine»: quella di «lui, cattolico che si elevava verso quel Dio al quale chiedeva tranquillità e abbandono», e quella di «lui, politico» che si prodigava nel perseguire «fin che era possibile, la giustizia e la carità tra gli uomini». La fede era dunque riposta in Dio, la politica era invece una missione laica. L’una ispirava l’altra con passione, inquietudine e soprattutto senza compromessi.[…]

Questa intima dimensione spirituale che lo accompagna da sempre ma che riscopre durante le persecuzioni della dittatura fascista non lo abbandonerà più. Sarà una costante della sua vita, che tornerà ad essere presente e visibile anche nei momenti pubblici più importanti. Pur senza farsene vanto e senza venature ipocrite, De Gasperi testimonierà la sua fede senza tentennamenti e con grande umiltà.

Per esempio nel discorso che tenne al I Congresso del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana nel 1945. In quell’occasione, dopo aver condannato i metodi «della forza» e «dell’intrigo» che da sempre inquinavano la vita politica, disse:

Quel poco di intelligenza che ho la metto al servizio della verità la quale si trova sepolta molte volte sotto strati difficilmente penetrabili, ma esiste. Io mi sento un cercatore, un uomo che va a scovare e cercare filoni della verità della quale abbiamo bisogno come dell’acqua sorgente e viva delle fonti. Non voglio essere altro.

«Un cercatore (…) al servizio della verità (…). Non voglio essere altro». Parole che certificano una caratura morale di indiscutibile livello e che esprimono, ancora una volta, il senso profondo della sua «missione»: essere al servizio del Paese senza chiedere nulla per se stesso. A questo proposito, è doveroso citare una delle più efficaci sintesi della personalità di De Gasperi, scritta da un osservatore d’eccezione: don Luigi Sturzo. All’indomani dello storico viaggio negli Stati Uniti nel 1947, il prete di Caltagirone tratteggia una sintetica ma efficace descrizione del politico di Pieve Tesino:

Persona diritta, integra, senza posa, condotta rettilinea, bontà, austera complessità umana; egli, in momenti di smarrimento e di ansia, ha rappresentato la nuova Italia con le sue speranze. Quale l’avvenire dell’Italia? Hanno domandato politici ed economisti. De Gasperi non è profeta; le sue risposte sono state caute e misurate, ma la sua persona diceva più che le sue parole, perché assicurava quegli uomini di affari che l’Italia ha un leader e uno statista di senno e di equilibrio tali da poter superare crisi difficili ed evitare avventure pericolose.

In queste poche righe, don Sturzo ha sintetizzato alcuni tratti salienti della personalità degasperiana: il lato umano e spirituale di una persona «integra» e buona, assieme a quello più squisitamente politico di un «leader» e di uno «statista» che può «evitare avventure pericolose» all’Italia..

L’eredità
La grande questione che oggi si pone dinanzi ai nostri occhi non è solo il riconoscimento degli indubbi meriti storici di De Gasperi, quanto la questione cruciale della sua eredità nel mondo attuale. Io ritengo che si tratti di un’eredità estremamente preziosa per l’Italia e l’Europa attuale. Così preziosa che necessita ancora di essere pienamente sviluppata. Mi permetto di evidenziare due suggestioni.

La prima riguarda l’identità nazionale. Ho definito De Gasperi come un «autentico italiano» e l’ho fatto perché sono ben consapevole della sua origine di «uomo di confine» e delle accuse ingiuste (di essere un austriacante) che gli sono state spesso rivolte. Egli è stato suddito dell’Impero Asburgico, parte integrante di una minoranza nazionale e ha saputo lottare per l’autonomia italiana. Ha poi conosciuto il carcere e la persecuzione del regime fascista che in nome di una visione autoritaria della nazione ha incarcerato altri italiani. E infine, nell’ultima parte della sua vita, è stato il leader di un gruppo dirigente che ha ricostruito l’Italia e che si è battuto con convinzione per costruire un’Europa unita e in pace. Da questo punto di vista, dunque, l’esperienza di De Gasperi ci viene a ricordare alcuni concetti preziosi per declinare l’identità nazionale: solidarietà, responsabilità, libertà ed Europa.

Il quadro concettuale su cui si muove De Gasperi è dunque straordinariamente attuale. Proprio oggi quando stanno sorgendo venti di guerra in Medio Oriente, quando il Mediterraneo è al centro di un conflitto silenzioso sui migranti, quando tante piccole Italie emergono nel dibattito pubblico e quando il processo europeo viene messo in discussione da troppe pulsioni particolaristiche e di chiusura verso l’esterno, ecco, in questo contesto, il messaggio di De Gasperi sull’Italia e sull’Europa è straordinariamente importante: un’Italia libera e responsabile in una nuova Europa più solidale.

La seconda suggestione riguarda la vocazione politica. Per De Gasperi indiscutibilmente segnata dal rapporto tra la dimensione spirituale e la dimensione politica. Un rapporto cruciale nella sua biografia, e tuttavia un rapporto laico, senza cedere a tentazioni integriste, senza ricorrere a scorciatoie propagandistiche […]. De Gasperi ha il totale rispetto per la dimensione del sacro e trae la sua vocazione politica da una ispirazione spirituale che combina insieme l’esigenza di giustizia sociale con quella di carità. De Gasperi fa politica come «una missione» e con una sobrietà di cui oggi si sente una grande, grandissima, necessità in Italia, in Europa e in tutto il mondo occidentale.

Mai come oggi si avverte l’esigenza di questo slancio missionario, di questa carità politica, di questo autentico anelito verso il bene comune che è la condizione più importante affinché un semplice politico diventi poi un vero statista al servizio della propria comunità. L’Europa e l’Italia hanno urgente bisogno di un nuovo patto sociale tra tutti quegli uomini e quelle donne di buona volontà che hanno il coraggio, la passione, il talento e il desiderio autentico di costruire nuovi percorsi di impegno sociale e politico per il futuro del Paese e del Continente. L’ho detto più volte e lo ripeto ancora oggi: c’è un’Italia da ricucire per superare le divisioni ideologiche e territoriali; e per trovare una cura alle ingiustizie sociali verso i giovani, i disoccupati e le famiglie.

C’è un cammino ancora tutto da percorrere e una storia ancora tutta da scrivere. Anche se a volte abbiamo la sensazione di camminare in una valle oscura, non bisogna mai perdere la speranza. Ciò che è più importante, come scrisse De Gasperi, è che tutti gli «uomini di buona fede» distinguendosi da «gli uomini di preda» e da «gli uomini del piacere» si incamminino verso il futuro rimanendo fedeli «alla propria stella»>>

Il testo integrale su Settimana News: https://goo.gl/zdjPq7

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