Approvazione del Codice Antimafia in Senato. E’ un passo importante

E’ un passo importante.

Le polemiche dell’ultima ora non scalfiscono il significato dell’approvazione della riforma del Codice antimafia sia sotto il profilo della testimonianza concreta della perdurante e diuturna battaglia contro la criminalità organizzata condotta dal governo e dal Pd, sia sotto l’aspetto delle importanti misure di riforma introdotte tanto sul piano processuale, quanto su quello della gestione delle imprese sequestrate e confiscate, della destinazione dei beni, della tutela dei lavoratori e dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati.

Politicamente è importante l’estensione dell’ambito di applicazione del Codice antimafia alla specifica fattispecie dell’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la Pubblica Amministrazione, corruzione e concussione in testa.

È, infatti, il riconoscimento della necessità di combattere anche quel fenomeno diffusissimo, che definirei di “mafia di fatto”, costituito dai contesti dominati dal malaffare, dal clientelismo e dall’illegalità, quella che, proprio in virtù dell’associazione ai fini di corruzione crea lo Stato nello Stato negli ambiti pubblici più diversi e insospettabili, assoggettando le istituzioni agli interessi di pochi e precludendo le funzioni pubbliche a tutela di tutti e la fruibilità delle istituzioni stesse da parte di coloro che non si piegano.

Con tutto questo, rispetto le opinioni dissenzienti, peraltro essenzialmente incentrate proprio su questa ipotesi.
Credo che su tali prese di posizione e su eventuali altre si debba riflettere, fermo restando che non si tratta di dogmi, ma, con tutto il rispetto, di pareri, quand’anche, in taluni casi, autorevoli.

Oggi, infatti, la riforma è perfettibile proprio grazie all’approvazione, mentre, nel caso opposto perseguito dalle minoranze dell’antimafia a parole, i molti altri, importanti, aspetti della riforma sarebbero andati tutti in fumo.

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