Organizzare le Primarie prima del referendum? Lo trovo insensato.

Le Primarie sono previste dallo statuto del Pd ma ritengo che organizzarle prima del referendum costituzionale non abbia senso. L’esito della consultazione di ottobre, al momento imprevedibile, potrebbe infatti scatenare un terremoto politico dalle ricadute anche locali”.Il senatore del Partito democratico, Giorgio Pagliari, nel corso dell’intervista, non scioglie la riserva sulla partecipazione come candidato alla corsa verso le elezioni Comunali del 2017 a Parma ma chiarisce la sua posizione dalle riforme del Governo allo scenario parmigiano.

Inevitabile una considerazione sul fatto del giorno, ovvero l’addio dell’Inghilterra dall’Unione europea.
“Brexit rischia di provocare un meccanismo di corsa a uscire di diversi Paesi che può portare alla distruzione dell’Europa unita. Sarà questo l’argomento di tutte le forze populiste alle prossime elezioni e nel contesto attuale non si può essere tranquilli perché certamente la difesa dell’Europa – che rimane una idea irrinunciabile – tra crisi economica, immigrazione e la percezione negativa che molti hanno dell’Ue intesa come establishment – oggi è complicatissima. Detto questo, l’Europa come provincia della Germania e il pareggio di bilancio come missione dell’Ue non possono reggere. C’è poi il tema drammatico dell’immigrazione: una cosa è la sacrosanta accoglienza, altra cosa è la gestione del fenomeno attraverso meccanismi chiari e un governo effettivo dei flussi. In questo l’Europa, ferma alla logica degli egoismi nazionali, ha fallito enormemente nonostante il grande coraggio e la determinazione del premier Renzi”.
Dunque un’altra cattiva notizia per il Pd dopo il recente voto amministrativo.
“Il giudizio sul voto è uno solo: è stato un risultato nettamente negativo. Però rimane una votazione aministrativa di medio termine. I giochi politici non sono ancora fatti perché c’è il referendum costituzionale e andranno valutati i risultati delle azioni messe in campo dal Governo. E’ chiaro che i tempi delle elezioni Europee sono lontani. Fra gli elementi che hanno contribuito all’esito della recente tornata elettorale ci sono sicuramente la crisi economica e il tema dell’immigrazione. Così come emerge in modo evidente che l’azione riformatrice dell’esecutivo – che ha toccato questioni importantissime della vita italiana dando risposte a domande inevase da decenni per l’incapacità della politica di decidere – ha provocato la reazione degli interessi toccati e mosso la tendenza italiana della riforma del giardino del vicino. Le riforme avviate, in parte non hanno ancora prodotto effetti percepiti in maniera diretta dalla gente mentre altre risposte – vedi il sostegno a chi non ha lavoro – sicuramente premono. Ma sarebbe ipocrita non sottolineare due altri elementi: la comunicazione da parte della maggioranza, del governo e del Pd è stata inadeguata e i provvedimenti sono poco conosciuti; in più c’è la capacità del Pd di farsi male da solo: la polemica interna ha prodotto l’immagine di un partito che sa solo litigare e parlare in politichese di astratte questioni di potere facendo apparire un disastro le riforme votate anche dagli stessi critici interni. Infine, la personalizzazione del referendum da parte di Renzi è stata sicuramente un problema anche in ragione della strumentalizzazione che di quella affermazione si è fatta. Sarebbe meglio discutere il merito di una riforma costituzioonale che a mio avviso è buona”.
A questo punto si possono fare previsioni sull’esito del referendum?
“Il gioco al tanto peggio tanto meglio è già inziato. Mi pare sia in atto nel centrodestra una riflessione per aiutare i 5 stelle a danno del Pd e del governo Renzi. Così facendo il centrodestra non legittima certo se stesso ma Grillo. Oggi con Brexit, l’esito del voto amministrativo e i segni di difficoltà che emergono dal quado politico – con una possibile crisi innescata dal centrodestra – è impossibile fare una previsione. Di sicuro il ‘no’ al referendum determinerebbe il caos”.
Si andrebbe al voto o verso un nuovo governo tecnico?
“La tesi accreditata dai più esperti è che anche in caso di vittoria del ‘no’ al referendum di ottobre la legislatura arriverebbe comunque alla sua conclusione naturale, cioè febbraio 2018, grazie a un Governo istituzionale incaricato di riformare la legge elettorale almeno nella parte che riguarda il Senato. Il risultato opposto, il successo del ‘si’, metterebbe Renzi nella condizione di dettare i tempi”.
La segreteria del Pd è stata rinviata dopo Brexit. La minoranza otterà la scissione tra l’incarco di presidente del Consiglio e di segretario del partito?
“Non credo proprio”.
Veniamo a Parma, dove la confusione anche in casa 5 stelle è tanta.
“A Parma continua una fase di transizione critica iniziata nel 2007 con l’avvento di Vignali. Si sono alternate amministrazioni dagli incerti connotati e dalla guida debole e inadeguata. Il fenomeno stesso dell’uscita dalla maggioranza di suoi componenti ritorna con Vignali e Pizzarotti ed è sintomatico. Il fatto che Parma debba pagare la lite interna al M5s e che debba essere tenuta sulla corda, anche per volontà del sindaco sulla questione della sua sospensione – espulsione, la dice lunga. Il problema principale è che in questi ultimi quattro anni è mancata la leadership del primo cittadino. Sostanzialemnte il modello Vignali non è stato modificato: al posto di uno schema alternativo si è visto un mantenimento sostanziale dello status quo, come dimostra tristemente il sistema delle partecipate e di Parma Gestione Entrate in particolare dove, per quello che si legge, rivedo la questione di Stt o di altre partecipate ai tempi di Vignali. Un sindaco non è soltanto l’amministratore del quotidiano dalle buche alle grandi opere è anche colui che deve tutelare e promuovere la città e il suo sistema economico complessivo. Deve farlo stando sulla scena e ai tavoli che contano. Quel che si vede è una azione politico amministrativa molto timida, alla ricerca più dell’effetto pubblicitario che della soluzione vera dei problemi”.
Un esempio?
“La neo sindaca di Roma Virginia Raggi ha parlato ieri di rinegoziazione del debito della Capitale con le banche. Pizzarotti, pur essendo assolutamente evidente l’esistenza delle condizioni per rinegoziare il debito a Parma, come è parso evidente dagli affidamenti bancari concessi anche quando la situazione patrimoniale del Comune non avrebbe consentito di farlo, non ha fatto nulla”.
L’assemblea di Parma del Pd è decisa a convocare le primarie prima di ottobre. Ipotesi che non sembra entusiasmarla.
“Penso che il quadro non sia così semplice come qualcuno immagina. Per certi aspetti era più semplice il contesto elettorale del 2012, anche se poi si è concretizzato il rischio – previsto da Elvio Ubaldi – del centrosinistra che ha sbagliato il rigore a porta vuota. Oggi la situazione è profondamente cambiata e la via strettamente partitica è debole. Ciò che va ricercato e portato avanti è un discorso rivolto a tutta la città, in modo molto aperto, pur senza negare la propria origine e appartanenza. Parma si sta già interrogando da tempo sulle elezioni del prossimo anno e lo sta facendo con grande responsabilità e una certa diffidenza rispetto alle logiche dei partiti. Vien detto da più parti: ‘Basta avventure, la città è in crisi e ha bisogno di un sindaco onesto, competente e capace’. Sono convinto che la ricerca di questa figura prescinda totalmente dalle etichette ma l’elemento più rilevante è che questo messaggio è trasversale a partiti e movimenti, è dei cittadini. Il rilancio di Parma deve essere una scommessa di tutti per sancire il passaggio dalle logiche degli interessi particolari che hanno dominato la stagione del centrodestra e per certi versi caraterizzano il mandato Pizzarotti a una stagione di interesse generale”.
Senatore, c’è chi sostiene che la mossa delle primarie sia stata fatta per far uscire allo scoperto i vari pretendenti. 
“Le primarie sono nello statuto del Pd ma se saranno intese come l’ennesimo regolamento di conti interno e come una nuova tappa del clima di guerra permanente, io credo che il Pd avrà una strada molto difficile davanti. Occorre trovare il comune denominatore di una scommessa collettiva che prescinde dalla questione del nome del candidato. Prima viene il recupero di una dimensione collettiva, di una immagine progettuale e di una capacità di aprire un dialogo con la città e di stare nel dialogo in modo molto aperto. Vanno create le condizioni di un confronto vero, non tattico. La partecipazione non va solo dicharata ma praticata con la più ampia parte della città possibile per portare alle primarie cittadini convinti sul piano delle proposte. Se non si ragiona su questi elementi le primarie possono anche essere apertissime ma tutto si ridurrà a una adesione che probabilmente non riguarderà neppure la totalità degli iscritti del Pd che tra l’altro oggi non sono nemmeno particolarmente numerosi.”

Questione di merito ma anche di metodo, di tempistica. 

“Il referendum rappresenta uno spartiacque anche dal punto di vista politico di una portata enorme con ricadute locali. Vincesse il ‘no’ cosa resterebbe del quadro politico attuale? E le eventuali elezioni Politiche si terranno assieme alle Amministrative o dopo? Anche questa è una considerazione che non puà essere ignorata. Ci sono elementi che vanno valutati oggettivamete. Non esiste un candidato che va bene per tutte le stagioni”.
Tradotto, un candidato scelto alle primarie a settembre potrebbe venire ‘travolto’ dagli eventi referendari. Meglio dunque aspettare novembre.
“Ripeto: il quadro politico non è ancora leggibile. E’ molto più complicato di quanto non si creda. Quali saranno le forze in campo e i candidati? Il modello sperimentato a Milano con Parisi che impatto avrebbe a Parma? In questi quattro anni non si è tenuta abbastanza alta l’attenzione sui disastri compiuti dal centrodestra, che ha finito in maniera strisciante con il non essere più gravato delle sue colpe. Ci sono persone che hanno fatto parte di quella stagione e ora da amministratori fanno lezioni sulla Scuola Europea. E il M5s con un nome diverso dall’attuale che peso avrebbe nel 2017? Se il Pd si chiude nel recinto delle logiche interne e delle formule retoriche rischia. Alle primarie, perché siano aperte, occorre che la gente partecipi. Se guardiamo indietro, al 2007 e al 2012, sono state certamente primarie di coalizione ma non si può dire che abbiano attratto in modo significativo la parte di città non schierata”.
Potrebbero essere così aperte da vedere in campo anche Pizzarotti? In una intervista ha detto che è favorevole alle primarie.
“Sarebbe capace di provare a partecipare”.
Parma è una città in crisi?
“Parma deve difendere il suo ruolo ed essere parte attiva nella costruzione di un’area vasta che non può limitarsi a Piacenza ma deve essere dell’Emilia occidentale. Parma ha bisogno della Tibre perché venga consacrata la sua centralità di snodo viabilistico. Ha bisogno di creare una sinergia tra areoporto e Mediopadana e di un grandissimo Festival Verdi, evento che può essere una delle chiavi per recuperare un discorso turistico dalle potenzialità enormi da sviluppare 12 mesi l’anno”.
Progetti e programmi da candidato in pectore ma questo Pagliari ancora non lo ammette.

Intervista rilasciata a Francesco Nani su Repubblica Parma

Leave a Comment