Ha vinto il Sì alla riforma costituzionale e gli elettori hanno sempre ragione, ma confermo tutte le mie riserve, poiché si riduce il numero dei parlamentari, ma si lascia intatto il bicameralismo perfetto alla base di tante disfunzioni del nostro sistema parlamentare.
Si riduce, inoltre, la capacità di rappresentanza dei parlamentari, perché allargando enormemente la base elettorale per i singoli parlamentari si indebolisce il legame con il territorio. Un eletto, per essere rappresentativo, deve avere un rapporto con i suoi elettori, ma che legame potrà mai esserci tra un senatore e la sua base, se adesso questa sarà così tanto più ampia rispetto a prima?
La legge elettorale proposta consentirà, infine, ai quattro o cinque segretari di partito che supereranno il quorum, di determinare la composizione del Parlamento. In questo modo si premieranno solo gli yes-men e si introdurrà di fatto quel vincolo di mandato tanto caro ai 5 Stelle.
Il referendum risponde, infatti, ai disegni del Movimento 5 Stelle ma non al principio democratico, sancito nella Costituzione, di libera scelta dei parlamentari da parte dei cittadini, che con questa riforma viene cancellato.
A questo punto, se al taglio lineare dei deputati e dei senatori non seguirà il superamento del bicameralismo perfetto, accompagnato da una legge elettorale che permetta ai cittadini di scegliere i loro rappresentanti, si verranno a creare due problemi.
Primo, si creeranno le premesse per un’oligarchia, cioé il potere in mano a pochi.
Secondo, il Parlamento verrà ridotto ad un simulacro di Parlamento, perché il singolo parlamentare, invece di coltivare un rapporto diretto con gli elettori, sarà legato al segretario di partito che ha deciso la sua elezione.
A questo punto, mi auguro che segua subito una nuova riforma, complementare a questa.