Una figura eroica sia come persona, sia come politico.
Come persona, pur consapevole dei rischi, non si è tirato indietro e ha continuato a svolgere l’incarico pubblico, nonostante l’angoscia che sicuramente gli procurava il pensiero del futuro della Sua Famiglia, esposta al pericolo incombente di perdere la sua persona e la sua guida.
Come Politico (la “P” maiuscola qui è d’obbligo), si è assunto, nella Sicilia della fine degli anni ’70, l’onere di condurre una guerra senza quartiere alla mafia, esercitando la funzione istituzionale più importante della Regione. Una guerra – sia chiaro – di impronta gandhiana, cioè condotta con le armi della legalità e dell’etica politica in piena coerenza con la Costituzione ed i suoi ideali politici, gli stessi di De Gasperi e di Moro. E con l’intento sia di recuperare, in una terra martoriata, il senso e il ruolo delle istituzioni pubbliche al servizio dei cittadini e non della criminalità organizzata, sia di riportare la funzione politica alla sua vera dimensione: quella di strumento per lo sviluppo democratico della convivenza civile e per la sua crescita giusta e solidale. Esattamente la dimensione indicata da Paolo VI con la tesi della politica come la più alta forma della carità.
La storia ci insegna che personalità come Piersanti Mattarella nascono raramente e vengono anche tendenzialmente riportate nell’ombra: sono scomode non per il loro eroismo, ma per la scomodità del loro esempio, totalmente incompatibile per i politici del puro consenso, della mera tattica e della convenienza personale come stella polare.