La via dello scandalismo e del giustizialismo è la strada maestra della fine della democrazia. Al di là del caso singolo, questa sta diventando una vera emergenza sociale e politica, di cui dovrebbero preoccuparsi tutti.
Di vicenda in vicenda, il livello della condanna mediatica (=linciaggio) si abbassa sempre di più: prima l’avviso di garanzia per il coinvolgimento in un’indagine, poi l’intercettazione che lascia presumere una responsabilità penale, infine (ma solo per oggi) l’intercettazione che evidenzia un comportamento scorretto, ma privo di rilievo penale. E, sullo sfondo, c’è la violazione del principio della segretezza delle indagini e l’uso strumentale delle intercettazioni, reso possibile dalla sostanziale irresponsabilità per la loro illecita diffusione.
È assolutamente inconcepibile, in un paese civile anche giuridicamente, che le intercettazioni arrivino in tempo reale dai palazzi giudiziari alle testate giornalistiche.
In questo modo, al di là delle guerre partitiche, si è delegittimato un organo costituzionale come è il CSM, uno dei pilastri del nostro sistema costituzionale. Il ritorno al regime della macchina del fango, che ha sempre alimentato le involuzioni oligarchiche o totalitarie, è quanto di più pericoloso potesse avvenire in questa fase di profondissima crisi del sistema istituzionale e politico italiano.
Possibile che questo pericolo non sia avvertito? Possibile che la riflessione riguardi solo la contingenza e non si concentri, invece, sul tema di fondo? È un errore che è già stato compiuto più volte, con effetti tragici.