La nostra Repubblica si basa prima di tutto sull’articolo 1 della Costituzione, a sua volta fondato sul lavoro. Lavoro inteso come strumento per la piena realizzazione della persona, per la completa esplicazione e strutturazione della nostra società, secondo idee di libertà, uguaglianza e giustizia.
Forse più di quanto non si sappia o si pensi, il Pd molto si è impegnato e molto ha realizzato in questi anni nelle politiche del lavoro. Più di un milione di posti dal 2014 al 2017, di cui più della metà a tempo indeterminato, ad esempio. Non lo dice il PD, ma l’Istat.
Ma se è vero che il 57% dei nuovi contratti è a tempo indeterminato, l’altro 43% è a tempo determinato. Bisogna puntare ora sulla qualità rendendo sempre più convenienti le assunzioni a tempo indeterminato: ecco perché nel programma la riduzione di 4 punti (dall’attuale 33% al 29%) del cuneo contributivo delle imprese. Il tempo indeterminato vale di più e come tale deve costare di meno.
Con il Jobs act, così criticato e opportunamente strumentalizzato con letture superficiali, abbiamo puntato su una forma più moderna di lavoro subordinato, combattendo proprio quello precario e privo di tutele. E dovrebbe essere evidente che quanto ottenuto fin qui, per quanto indiscutibile, vada visto come l’inizio di un percorso di ristrutturazione dallo sfascio in cui il Paese ci venne consegnato da altri nel 2013. Una casa che si vuole resti in piedi a lungo, si ricostruisce sempre partendo da fondamenta solide, non dal terzo piano.
Il nostro intervento ha contribuito al crollo delle false collaborazioni autonome a partita Iva favorendo invece lo smart work per aiutare a conciliare lavoro e famiglia. È stato introdotto un sostegno unico al reddito per i disoccupati con la NASpi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) che non discrimina più in base all’età, ma che ha raggiunto, tra l’altro, un livello di copertura tra i più generosi in Europa. Ci siamo spesi per un sistema di misure nazionali in favore di politiche attive che hanno consentito la creazione di quasi 200 mila nuovi contratti a tempo indeterminato per i giovani e per i disoccupati del Sud.
Il Jobs Act, termine che qualcuno ha avuto interesse a rendere quasi impronunciabile, forse non tutti sanno che ha tra le altre cose reso illecite le dimissioni in bianco, un’orrenda consuetudine per la quale una donna era obbligata a firmare una lettera di dimissioni che il datore di lavoro avrebbe usato al momento di eventuale gravidanza.
E ancora: si sa che il Jobs act del lavoro autonomo ha sanato una frattura epocale riconoscendo finalmente diritti e valore ai professionisti, vecchi e nuovi, quali risorsa fondamentale e motore d’innovazione per il Paese? Abbiamo aperto loro l’accesso ai fondi strutturali europei, introdotto un nuovo regime fiscale forfettario, abbassato l’aliquota previdenziale dal 33% al 25%.
Con questo non intendiamo certo sentirci appagati. Ben lungi: il lavoro, la sua sostenibilità fiscale, qualitativa e quantitativa, in virtù del dettato costituzionale e secondo quanto ribadito anche dal Presidente Mattarella, è niente meno che essenziale per la vita della persona. Vogliamo completare la misura degli 80€ introdotta per i lavoratori dipendenti, estendendola alle partite Iva nella stessa fascia di reddito (partite IVA e autonomi fino a 26.000€ lordi). Vogliamo abolire l’unicum tutto italiano della doppia tassazione sui contributi dei professionisti e aumentare le tutele di welfare allargato, offerte dalla gestione separata e dalle casse previdenziali. Anche i lavoratori autonomi con significativi cali di reddito devono poter usufruire di ammortizzatori sociali per far fronte alle difficoltà. Vogliamo tutelare l’equo compenso per i professionisti.
E poi Salario minimo garantito: nessun lavoratore potrà guadagnare meno di 9€ all’ora, nessun contratto a tempo pieno potrà più comportare stipendi da fame. Per legge, senza eccezione e per tutti. Meno tasse a chi assume a tempo indeterminato: i contributi per le imprese caleranno dal 33% al 29% nei prossimi quattro anni, l’IRES scende al 22%. Buonuscita proporzionale: I lavoratori precari per lungo tempo e non stabilizzati ne avranno diritto in base alla durata dei loro contratti. Legge sulla rappresentanza sindacale: per evitare che microsigle sindacali condizionino la vita di tutti i cittadini con scioperi selvaggi.
Se i Cittadini devono scegliere, e quest’anno è più che mai cruciale per il futuro loro e del Paese, è bene almeno che sappiano quali sono i fatti ottenuti e i programmi. Senza grida, prese in giro, bacchette magiche nè falsità.