I dati ISTAT ci dicono che l’occupazione è cresciuta e che sono stati creati nuovi posti di lavoro raggiungendo numeri che non si vedevano dal 1977. Eppure la gente è scontenta, e ha ragione.
Si può, si deve fare di più, ancora meglio. Continuare con costanza a lavorare a testa bassa per migliorare il Paese: è un obbligo, un dovere, che ognuno di noi dovrebbe sentire come proprio. Prima tra tutti la classe politica.
Altrettanto certo, però, è che né false promesse né strumentalizzazioni e ingigantimenti del malessere popolare sono ciò di cui i Cittadini hanno davvero bisogno.
Certo è, che mentire agli elettori con promesse che suonano bene ma per chi ha conoscenza delle cose sono assurde e impossibili, urlare da un palco e screditare a gran voce gli oppositori con dati tendenziosi, preferire la volgarità ai passi avanti, non aiuterà. Ahimè nemmeno le persone in buona fede.
I dati di oggi sul lavoro, ad ogni modo, sono questi. Quelli che l’Italia ereditò da 20 anni di altri governi, chi ha tempo se li vada a rivedere.
Ognuno è certamente libero delle proprie scelte, responsabile verso sè e verso gli altri. Ciò che sicuramente mi sento di dire è che affidarsi ai populismi e a chi strumentalizza la negatività e non valorizza ciò che si è raggiunto di positivo, qualunque sia il suo colore, a ben vedere, non credo che lavori nell’interesse dei Cittadini, ma del proprio.