Voto per lo Ius Soli e sgradevoli dubbi. Una precisazione.

Sull’articolo pubblicato oggi 24/12 sull’edizione nazionale de La Repubblica, leggo il mio nome nella lista di chi ieri – in relazione alla Legge Ius Soli – non sarebbe stato strategicamente in aula al Senato al momento della verifica del numero legale per affossare la legge.  Ciò mi impone una precisazione, come ho immediatamente trasmesso al quotidiano interessato e come ribadirò qualora lo riterrò nuovamente necessario:

Posto che ieri, prima del voto, era chiaro a tutti che non ci sarebbe stato il numero legale e che lo stesso sarebbe mancato anche in presenza di tutti i senatori del Pd, ho tenuto a fare presente a La Repubblica che in ogni caso la mia assenza nella fattispecie di quella votazione è stata tutt’altro che intenzionale e dovuta a nient’altro che un episodio.

Il motivo è molto semplice: sono convintamente a favore della legge sulla cittadinanza ai minori stranieri nati e cresciuti in Italia. Non vedo come potrebbe essere pensato il contrario, dal momento che  come capogruppo Pd nella Commissione Affari Costituzionali sono stato tra i promotori del disegno di legge, prima imponendo la calendarizzazione del provvedimento in Commissione, poi gestendone direttamente il passaggio in aula.

Non solo. Quando il provvedimento arrivò in Commissione, l’estate scorsa, dichiarai: “Esprimo soddisfazione per l’avvio della discussione degli emendamenti della legge sulla cittadinanza. Inizia l’iter finale in Commissione che apre al voto dell’aula e quindi all’approvazione definitiva. L’impegno del Pd e del suo gruppo in Affari costituzionali continuerà nella convinzione della necessità sociale e della coerenza dello Ius Soli con i valori della Costituzione relativi ai diritti personali“.

Il 20 giugno u.s., sulla stessa Repubblica, commentavo: “Lo Ius soli ha assunto un’importanza centrale sul piano dell’integrazione. La legge riguarda i figli di immigrati regolari e non i figli di chi arriva a bordo dei barconi come alcune forze politiche in modo demagogico sostengono. E’ rivolta a chi ha compiuto dei percorsi di integrazione in Italia, offrendo l’opportunità di avere la cittadinanza a chi è nato o cresciuto nel nostro Paese e qui ha studiato. Come avviene d’altra parte in altri paesi europei“.

Il 24 giugno infine, sul quotidiano online Parmadaily, argomentavo se necessario ancor più nettamente posizioni da me già espresse: “Lo Ius Soli è una legge di civiltà che dà la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana ai figli dei migranti regolarizzati nati o cresciuti nel nostro Paese, se rispondono a determinati requisiti di integrazione come, ad esempio, il completamento del ciclo scolastico. Oggi chi nasce in Italia da genitori stranieri resta straniero fino alla maggiore età. Parliamo di un milione di ragazzi nati nel nostro paese o che vi sono arrivati quando erano ancora molto piccoli. Oggi a scuola, gli alunni stranieri sono oltre 814mila, per la metà ragazze. Immigrati di seconda e terza generazione che sono e si sentono italiani ma per la legge non lo possono ancora essere, appesi come sono a un permesso di soggiorno e senza il riconoscimento di diritti fondamentali, a cominciare da quello di voto. Della riforma della legge sulla cittadinanza si parla da 25 anni, e da 10 la legge sullo Ius Soli naviga in Parlamento senza arrivare mai alla meta, osteggiata dall’ostruzionismo delle forze politiche più conservatrici e di destra, alle quali, da ultimo, si sono aggiunti anche i Cinquestelle“.

Questo è quanto e credo che la mia posizione non possa essere scalfita nella sua credibilità dall’episodio di ieri.
Mi auguro perciò vivamente che il mio nome non venga impiegato ad alimento di dubbi nè strumentalizzazioni in merito a questo voto, il cui esito, ripeto, appariva perfettamente chiaro già da prima della seduta e non certo a causa di 29 senatori Pd per qualunque ragione ieri non in aula.

A chi dovesse chiedermi ulteriori spiegazioni a riguardo, semplicemente inviterò pertanto a rileggere quanto sopra, se necessario più volte fino a comprenderlo, ultime righe virgolettate comprese. Rispondendo che non ho intenzione di prestarmi a polemiche sollevate intenzionalmente da chi pratica una strategia politica di cui non ho stima, perché non serve gli interessi dei cittadini ma solo il bisogno di consenso popolare di chi la attua.

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