Il Festival Verdi di Parma e Busseto ha finalmente il riconoscimento e il finanziamento statali: il disegno di legge presentato oltre tre anni fa è diventato legge, rientrando tra le pochissime (2 su 10) iniziative legislative, di singoli parlamentari, che raggiungono il traguardo della trasformazione in legge.
Insieme ai deputati Patrizia Maestri e Giuseppe Romanini, non posso nascondere la soddisfazione per il coronamento di un paziente lavoro protrattosi, tra speranze e delusioni, per oltre 36 mesi e premiato dal voto dei due rami del Parlamento, con l’eccezione, alla Camera dei Deputati, di Fratelli d’Italia e del M5S; a questi ultimi in particolare si devono tutti gli ostacoli apparsi sulla strada della legge. Un grazie particolare lo dobbiamo al Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, per la condivisione e il sostegno a questa nostra iniziativa legislativa.
La gratificazione più grande, però, è data dall’aver reso un servizio alla nostra Città e alla Provincia, annullando un’ingiusta discriminazione nei confronti del Festival Verdi. E creando le premesse perché il Festival possa davvero trovare dimensione e consacrazione internazionale: il riconoscimento statale, infatti, è una sorta di “precondizione” per attirare l’attenzione dal mondo della lirica internazionale.
Adesso, si può aprire una vera stagione di consacrazione internazionale del Festival Verdi, purché si abbia la capacità di pensare in grande, di uscire dalla stretta dimensione provinciale, dalla logica del cartellone e dal percento delle presenze in più o in meno sulla stagione precedente.
Bisogna pensare in grande, costruendo alleanze forti e qualificate in grado di garantire sinergie finanziarie, artistiche, mediatiche, pubblicitarie ed organizzative. E non si deve (né si può) fallire perché – come è pacifico – l’affermazione definitiva del Festival Verdi è vitale per rilanciare e consolidare l’attrattiva turistica di Parma e della Provincia, che può diventare una delle fonti principali del reddito.