La coerenza perduta del mondo del No

Il variegato mondo del No al referendum è unito dall’incoerenza: quella di respingere ciò che per decenni si è condiviso. Una incoerenza testimoniata dai documenti sulla infinita storia della riforma costituzionale dimenticando come molti Padri Costituenti, già dal 1948, fossero convinti che il bicameralismo paritario dovesse essere rapidamente superato.

La differenziazione della competenza legislativa tra Camera e Senato era già presente nelle conclusioni delle Commissioni Bozzi (1983) e De Mita-Iotti (1992), che proposero un modello caratterizzato dalla competenza legislativa piena della sola Camera dei Deputati e dal solo potere di osservazione correttiva del Senato sulle leggi approvate dalla Camera. Il bicameralismo paritario restava invece, allora come oggi, per le leggi costituzionali, elettorali, sull’organizzazione e il funzionamento delle istituzioni, sulle minoranze linguistiche e sui trattati internazionali.

La commissione Speroni (1994) giunse a proporre “un modello di bicameralismo differenziato”, nel quale le due Camere differivano per composizione e funzioni: Camera eletta a suffragio universale, Senato composto per metà da rappresentanti delle Regioni e per metà da rappresentanti dei Comuni e delle Province “eletti in modo indiretto”, competenza legislativa unica della Camera, paritaria solo in materia costituzionale e per le altre materie già indicate dalle due precedenti Commissioni.

Schema simile con la Commissione D’Alema (1997), che prevedeva l’elezione diretta a suffragio universale anche dei senatori; con la Riforma Berlusconi (2005), bocciata dal referendum nel 2006, che prevedeva un Senato federale con 200 senatori eletti contestualmente all’elezione dei Collegi regionali; e con la Riforma Violante (2012), approvata all’unanimità dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera, che prevedeva per il Senato elezioni di secondo grado.

Le riforme D’Alema, Berlusconi e Violante modificavano anche la forma del governo, introducendo, le prime due, forme di semipresidenzialismo (quella di Berlusconi addirittura attribuiva al premier il potere di sciogliere le Camere) e, la terza, un cancellierato forte alla tedesca, grazie all’introduzione della sfiducia costruttiva.

Infine, l’attuale riforma del bicameralismo è stata raccomandata dalla Commissione dei saggi istituita da Giorgio Napolitano nel 2013, di cui erano componenti consenzienti il professor Onida ed il senatore Quagliariello, oggi accaniti oppositori … di se stessi.

Mi chiedo: come fanno tutti questi personaggi e i partiti del fronte del No a gridare alla “deriva autoritaria” o alla “riforma incomprensibile, mal scritta o pasticciata”, di fronte ad un disegno di legge che ricalca i loro? C’è una spiegazione sola: la convenienza politica di parte messa davanti a tutto, anche all’interesse generale. E c’è un solo obiettivo: la vittoria (di Pirro) contro Renzi, sconfiggere l’odiato nemico per fermare il superamento del sistema politico attuale, che blocca il Paese ma è funzionale agli interessi della Casta.

A presto,

Giorgio


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