Gentilissime e gentilissimi,
La giornata di ieri a Parma è trascorsa velocemente con la visita istituzionale del Presidente del Consiglio Matteo Renzi presso il pronto soccorso di Fidenza, la Chiesi farmaceutici e il Tecnopolo della nostra Università. Si è conclusa poi con la più importante, finora, iniziativa a Parma a favore del Sì al prossimo referendum del 4 dicembre. Vi invito calorosamente a continuare il vostro fondamentale impegno nelle poche settimane che ancora ci separano da questo storico appuntamento.
Dedico questa newsletter poi, interamente, a una buona notizia per Parma che probabilmente conoscete già, che mi ha visto impegnato in prima persona e che mi fa sentire orgoglioso del risultato raggiunto: l’avvenuta approvazione in Senato, all’unanimità, con una sola astensione, del disegno di legge a prima firma mia e del presidente del Gruppo Pd, senatore Zanda, che inserisce il Festival Verdi di Parma e Busseto tra i pochi Festival lirici riconosciuti di eccellenza dallo Stato italiano e che, per questo motivo, riceveranno a partire dal 2017 un finanziamento tabellare, fisso e garantito, di un milione di euro l’anno. Il primo, sospirato traguardo è stato dunque raggiunto. Il disegno di legge passa ora alla Camera, forte di quel voto unanime che costituisce la migliore “lettera di referenze” possibile per la sua approvazione definitiva.
Si può ragionevolmente essere ottimisti sulla conversione in legge, in tempi rapidi, del ddl. Idealmente, dopo l’approvazione del Senato, ho passato il testimone all’onorevole Patrizia Maestri, prima firmataria alla Camera di identico disegno di legge, e all’onorevole Giuseppe Romanini, con i quali ho condiviso lo sforzo per la promozione del nostro Festival. Portare all’approvazione leggi di questo tipo non è mai facile, perché rischia di prevalere la lettura localistica e il gioco delle “gelosie”. Così non è stato in questo caso. Con il nostro impegno parlamentare, continuato e insistito, e grazie al sostegno pieno del Gruppo Pd, dei ministri Franceschini e Boschi e dello stesso Presidente del Consiglio, Renzi, l’obiettivo è stato raggiunto. Alla fine è prevalsa anche tra gli altri Gruppi del Senato la lettura oggettiva della questione, con la presa d’atto della valenza nazionale ed internazionale del Festival Verdi, come per il Rossini Opera Festival, il Festival dei due Mondi, il Ravenna Festival e il Festival Pucciniano di Torre del Lago.
Sul piano politico, poi, questa vicenda dimostra una volta di più l’attenzione del Governo e del Pd per Parma, a prescindere dal colore dell’amministrazione locale. Cosa, questa, inversamente proporzionale al comportamento tenuto dalla Giunta Pizzarotti nei nostri confronti. Non si può non sottolineare, infatti, come in questa vicenda l’amministrazione comunale si sia prima affiancata solamente all’iniziativa parlamentare della senatrice ex grillina Mussini, ora Gruppo Misto, salvo poi, quando il suo emendamento per il finanziamento del Festival nell’ambito della legge di stabilità 2016 è stato affossato per volontà primaria proprio del Gruppo Cinquestelle, incolpare il Pd di non avere sufficientemente sostenuto quella battaglia. Fino alla reazione tragicomica del sindaco quando il nostro disegno di legge è stato approvato dal Senato: ha ringraziato la senatrice Mussini e non ha nemmeno nominato i parlamentari parmigiani del Pd. Un atteggiamento, lasciatemelo dire, da piccolo uomo oltre che da piccolo sindaco.
In pillole, la storia recente del riconoscimento del Festival Verdi è la seguente. Dopo i tentativi infruttuosi del 2013 e del 2014 di ottenere il finanziamento statale nell’ambito delle Leggi di Stabilità, io e l’onorevole Maestri scrivemmo e presentammo, rispettivamente al Senato e alla Camera, il disegno di legge ora approvato. Nell’aprile scorso, l’inclusione del Festival Verdi di Parma e di Busseto nella legge dei Festival lirici con la conseguente assegnazione di un finanziamento tabellare di 1 milione di euro l’anno, ottenne l’avvallo del ministro della Cultura, Franceschini, e il via libera della Commissione Bilancio del Senato. Fino al voto unanime dell’ottobre scorso da parte del Senato, in seduta plenaria. Ora aspettiamo con fiducia l’approvazione della Camera.
Poi, una volta che l’inserimento del Verdi tra i grandi Festival sarà legge, bisognerà pensare in grande, ragionare su un progetto di lunga prospettiva per un evento fondamentale per Parma e Busseto, che deve avere in queste due città il suo epicentro ma che deve anche saper guardare al mondo, perché quello è il suo naturale palcoscenico. Ci vorranno una giusta dose di ambizione, la massima collaborazione tra Parma e Busseto, la scelta di adeguate partnership, pubbliche e private, e una guida molto più autorevole e decisa di quanto lo è stata in questi ultimi anni. Uno scenario possibile, a condizione che si assuma la scommessa collettiva e non ci si avviti nella spirale degli “interessi di bottega” o del “piccolo tornaconto”, che già molti danni hanno causato a Parma in molti settori, compreso quello teatrale.
Com’è stato chiaro, del resto, anche nella vicenda delle nomine dei nuovi vertici del Teatro Regio. L’aver aperto una procedura di selezione pubblica per poi chiuderla perché non andavano bene al sindaco e alla giunta le professionalità selezionate dalla competente commissione, e procedere quindi alla nomina diretta di due “fedelissime” come direttore generale della Fondazione e come sua consulente, rimane una brutta pagina amministrativa per Parma e per il prestigio del suo Teatro. Rivendico pienamente la mia personale battaglia contro quell’esempio di malapolitica, scarso senso dell’etica e mancata trasparenza. Rivendico appieno la mia scelta di presentare un esposto alla magistratura sul caso, anche dopo l’archiviazione dell’inchiesta penale per abuso d’ufficio a carico del sindaco e degli altri indagati. La motivazione del provvedimento di archiviazione, infatti, non cancella nessuna delle ombre che si sono viste in quella vicenda; anzi, conferma la totale fondatezza della mia denuncia.
Scrivono tra l’altro i giudici: “Si ritiene che l’aver proceduto a nomina diretta, dopo l’annullamento della precedente procedura ricognitiva, possa essere fondamentalmente ritenuta una condotta connotata da violazione di norme di legge o regolamento…”. “Non si ritengono dirimenti le giustificazioni addotte per la chiusura della procedura… con gli indagati che hanno segnalato esserci una sorte di sfiducia nell’operato della commissione…”. “Si ritiene, pertanto, che sussista una rappresentazione di una potenziale illegittimità dell’atto adottato…”.
E ancora: “In ordine all’ipotesi di ingiusto vantaggio patrimoniale procurato…, si deve ritenere ingiusta l’attribuzione della posizione lavorativa alle dipendenze della pubblica amministrazione in favore della Meo e della Minghetti, proprio in forza dell’illegittimità dell’iter procedimentale utilizzato per giungere a dette attribuzioni…”.
Infine: “Vero nodo problematico è quello afferente il dolo intenzionale di evento, ovvero l’ingiusto profitto volontariamente procurato a terzi… tale prova non si ritiene sia stata raggiunta nel caso in specie…”.
Adesso si capisce perché il sindaco non ha accolto la mia richiesta di rendere pubblica la motivazione. Mi sembra proprio che avesse ragione chi, dall’opposizione, aveva chiesto le dimissioni del sindaco per quella vicenda.
Ci si chiederà: ma allora perché Pizzarotti è stato assolto? La risposta dei giudici è che è mancata la prova del “dolo intenzionale”, che c’è stato solo un “dolo generico”. La risposta della città non può che essere questa: la vicenda delle nomine al Regio è stata e rimane uno scandalo sul piano politico, culturale ed etico, anche se penalmente non è stata ritenuta perseguibile.
A presto,
Giorgio
PS: Colgo l’occasione per rinnovarvi l’invito a partecipare domani sera, giovedì 10 novembre, alle ore 21, ad un incontro presso la Comunità Betania di Marore per una chiacchierata, che possiamo definire di “metà percorso”.