Gentilissime e gentilissimi,
voglio iniziare questa newsletter con un pensiero rivolto al giudice Paolo Borsellino, assassinato assieme ai cinque agenti della scorta (Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina) 24 anni fa, il 19 luglio 1992, nell’attentato terroristico-mafioso di via D’Amelio, a Palermo. Un ricordo che non è solo commemorazione bensì un monito di grande attualità e un invito alla mobilitazione attiva contro le infiltrazioni della criminalità organizzata, purtroppo sempre più presenti anche nelle nostre realtà, come dimostra il processo sull’inchiesta Aemilia.
Con luglio ci lasciamo alle spalle un mese terribile, cominciato con l’omicidio a sfondo razzista di Fermo e il riesplodere della questione razziale negli Stati Uniti, proseguito con il disastro ferroviario di Andria e con la pazzesca strage di Nizza, che ha rappresentato un altro salto di qualità nella galleria degli orrori del terrorismo jihadista con 84 morti tra cui 6 italiani e una decina di bambini, con il fallito colpo di stato in Turchia e il conseguente purga di stampo staliniano, inaccettabile restringimento dello stato di diritto e dei diritti umani da parte della leadership al potere, fino ai recenti drammatici eventi in Germania e di Kabul. E’ un mondo che ci inquieta sempre più e non ci piace per niente quello in cui viviamo oggi, gravido di pericoli per la sicurezza e per la pace. Una situazione, tuttavia, che deve spingere tutti noi europei a riaffermare con forza i valori della democrazia, della libertà e della civile convivenza, facendo prevalere la speranza sulla paura, anche attraverso una maggiore determinazione ed efficacia della politica e delle istituzioni a combattere chi minaccia la nostra civiltà e le nostre conquiste.
A Parma e ai parmigiani servono meno demagogia e più fatti.
Anche a Parma la questione sicurezza è diventata una assoluta priorità per il buon vivere dei cittadini. E’ evidente come alcune aree della città siano ormai fuori controllo, con situazioni di degrado urbano e con una presenza sempre maggiore della micro-criminalità. I pusher ai diversi angoli di strada nel quartiere San Leonardo, lo spaccio a cielo aperto e la prostituzione nei quartieri Pablo e Golese, il peggioramento della situazione in Piazza della Pace e nel Piazzale Dalla Chiesa sono solo gli esempi più eclatanti di problemi noti da tempo ma mai seriamente affrontati.
I resoconti sul calo dei reati in città e in provincia, forniti recentemente da Questura e Prefettura, se da un lato ci rassicurano sulla presenza e sull’egregio lavoro delle forze dell’ordine contro la delinquenza “canonica”, dall’altro contrastano con il peggioramento della situazione per quanto riguarda la micro-criminalità e in particolare lo spaccio di droghe nelle strade e nelle piazze, come è sotto gli occhi di tutti. Pesa, su questo fronte, anche la latitanza di una amministrazione comunale che sa soltanto dire “ci deve pensare lo Stato”, o che “servono più uomini alle forze dell’ordine” ma non sa mettere in campo politiche adeguate in favore della riqualificazione urbana, della “riconquista” degli spazi pubblici, della valorizzazione di attività che possono consentire di vivere meglio la città e mettere a maggior profitto il tradizionale senso civico dei parmigiani.
A Parma e ai parmigiani servono meno demagogia e più fatti. Servono iniziative concrete da parte di tutti i soggetti coinvolti (Prefettura, Questura, Istituzioni locali, forze sociali ed economiche, comitati, volontariato), misure che diano davvero il senso di una risposta determinata e corale contro la criminalità e il degrado. La malavita va combattuta e mandata via dalle strade e dalla città, e questo è un compito primario delle forze dell’ordine. Ma serve anche un’idea di città, una visione, la capacità di dare risposte alle legittime richieste di sicurezza dei cittadini e un sostegno pieno alle iniziative tese ad affermare a tutti i livelli il primato della civile convivenza e della legalità. E questo dovrebbe essere compito della politica e in primis dell’amministrazione comunale.
La risposta dei cittadini è stata fino ad ora sufficientemente forte e meritevole, a cominciare dall’impegno di quanti sono scesi in strada in prima persona per scoraggiare, con la loro presenza, le attività illecite. L’impegno civico dei comitati e delle varie aggregazioni di cittadini, quando è interpretato come attività sussidiaria al lavoro delle forze dell’ordine e delle istituzioni locali, va visto positivamente e incoraggiato, facendo però grande attenzione a non travalicare ruoli e compiti che spettano a chi è preposto a garantire l’ordine e la sicurezza. Allo stesso modo, il boom registrato anche a Parma nella raccolta delle firme in calce alle proposte di legge tese a garantire meglio la legittima difesa a chi viene minacciato in casa sua, è il segnale di un malessere reale dei cittadini che è in gran parte condivisibile. Una spinta, tuttavia, che a livello legislativo va maneggiata con molta cura, cercando soluzioni equilibrate come l’inasprimento delle pene per chi si rende responsabile di furti e rapine negli appartamenti, ma senza trasformare le nostre città in nuovi Far West.
A livello nazionale bisogna invece sviluppare le politiche per la sicurezza assieme a quelle per il benessere dei cittadini. Per quanto riguarda la sicurezza, la nostra intelligence e il governo Renzi hanno dato finora buona prova di sé, mentre sul versante sociale Esecutivo e Parlamento hanno varato misure innovative e importanti per il rinnovo del welfare e il contrasto alla povertà. La Camera ha approvato nei giorni scorsi il primo provvedimento organico dell’Italia repubblicana contro la povertà. Stanziamenti per 1,6 miliardi in due anni per coinvolgere quante più persone in difficoltà possibile dando loro un aiuto ma invitandoli anche a mettersi in gioco, a cercare lavoro, a non arrendersi. Una filosofia che dice: io, Stato, ti aiuto, ma tu, cittadino, mettiti in gioco, non startene solo ad aspettare che qualcun altro ti risolva il problema. Dunque: non reddito di cittadinanza, sussidi e decrescita felice, ma nuova crescita, pari opportunità per tutti e rete di sicurezza per chi non ce la fa. C’è una bella differenza con le proposte populiste dei Cinquestelle. Bisogna inoltre ricordare che nel “cantiere sociale” del governo ci sono anche la riforma del JobsAct, l’istituzione dell’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL), la riforma del Terzo settore, i soldi stanziati contro la povertà educativa, gli investimenti sulla scuola.
Delle cose di casa nostra ho parlato diffusamente nella precedente newsletter e in una recente intervista a Repubblica. Non posso che ribadire, qui, lo sconcerto per il fatto che Parma debba continuare a pagare con l’immobilismo amministrativo la telenovela Pizzarotti-Grillo e della lite interna al M5s, e che anche per volontà del sindaco la città debba essere tenuta sulla corda sulla questione della sua sospensione-espulsione in un momento in cui servirebbero più che mai concretezza e pensieri lunghi, dinamismo, capacità di governo e coesione. Questa vicenda dimostra una volta di più come i problemi principali di Parma siano, oggi, la mancanza di leadership del primo cittadino e il navigare stanco e senza idee della sua giunta, che non è riuscita a creare uno schema di governo alternativo alle amministrazioni precedenti (vedi il sistema delle partecipate e la vicenda di Parma Gestione Entrate), a tutelare e promuovere la città e il suo sistema economico complessivo.
Parma si sta interrogando da tempo sulle elezioni del prossimo anno; lo sta facendo con grande responsabilità e una certa diffidenza rispetto alle logiche dei partiti. Viene detto da più parti: “Basta avventure, la città è in crisi e ha bisogno di un sindaco onesto, di una giunta competente e capace”. Sono convinto che questa è una convinzione trasversale a partiti e movimenti, è dei cittadini. E io concordo con loro, perché il rilancio di Parma deve sancire il passaggio dalle logiche degli interessi particolari che hanno dominato la stagione del centrodestra e della demagogia inconsistente dell’amministrazione Pizzarotti a una stagione di interesse generale.
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A presto,
Giorgio
Piero Picari
27 Luglio 2016 at 6:24Senatore sono d’accordo sul fatto che prima ci liberiamo dell’azienda-partito che guida la città meglio sarà. Anche se non sono del PD, non vedo alternative credibili ad un ritorno del PD alla guida di Parma. Ma allo stesso tempo non vedo a Parma, o almeno non appare in modo evidente, un rinnovamento nelle persone e nelle idee del suo partito come è avvenuto positivamente a livello nazionale. La crisi ha colpito duro anche a Parma e quindi le strade che una buona amministrazione deve percorrere sono principalmente due: la sicurezza diffusa, senza la quale si scardina lo stesso tessuto sociale e l’incentivazione delle attività produttive che coinvolge la pianificazione del territorio e il sistema delle procedure autorizzative, ma soprattutto l’approccio e l’interpretazione che gli organi amministrativi pubblici ne danno. Qui c’e’ molto da lavorare e da rinnovare. Cordiali saluti.