Rigettare le parole offensive rivolte da ‪Vincenzo ‎De Luca‬ a Virginia ‪‎Raggi‬ è un dovere soprattutto per gli uomini del Partito Democratico

Le parole del Presidente della Regione Campania De Luca sono inaccettabili. E’ gravissimo si sia riferito alla neosindaco di Roma Virgina Raggi definendola una “bambolina imbambolata affacciata al balcone del Campidoglio”, una vergognosa frase sessista, resa ancora più grave dal fatto sia stata pronunciata da un uomo delle istituzioni. Ma la assai poco felice uscita di De Luca evidenzia soprattutto una idea ancora purtroppo ben presente, sottotraccia, nella società italiana. La donna bella deve essere per forza superficiale, inadeguata, messa come copertura del reale manovratore, immancabilmente uomo. Parole inaccettabili ora che nel mirino è Virginia Raggi come le sono state quelle rivolte in passato ad altre donne che hanno ricoperto importanti incarichi, frutto di una visione superficiale, sbagliata, odiosa, ma con tutta evidenza fin troppo comune. Perché meno evidente delle frasi di De Luca ma altrettanto forte, c’è un maschilismo soft nelle forme ma che nasconde una reale aggressività, strisciante e subdolo quanto odioso e pericoloso, quello delle disparità di giudizio, ma anche e soprattutto di un benevolo paternalismo. Un sentimento che si esprime a patto che le stesse non ambiscano a ruoli di primo piano, purché accettino quel ruolo di comprimarie che troppi uomini vorrebbero loro attribuire. “Giudicatemi per le riforme e non per le forme” fu costretta a dire durante una intervista televisiva il Ministro Maria Elena Boschi. Perché la sua giovane età e il suo essere donna furono in quella occasione sufficienti perché si parlasse non dei suoi meriti e delle sue idee, ma del suo aspetto. E allora fu costretta quasi a difendersi nel pronunciare quelle parole. Quanto furono fuori luogo quelle attenzioni, lo dimostrano gli avvenimenti successivi, e la bontà dell’operato in un dicastero così importante. La storica Riforma Costituzionale porta oggi il nome di quella donna forte che allora dovette pronunciare quelle parole. E allora, dobbiamo guardare certo a quel 2 giugno 1946, quando le donne poterono per la prima volta esprimere il voto nel nostro paese, ma ancor più alla tanta strada ancora da fare per rendere effettiva quella uguaglianza e parità di opportunità che la nostra stessa Costituzione in maniera così forte prevede.

Leave a Comment